E’ successo ancora. La politica, con l’intento di fare incetta di voti, rievoca il timore legato alla diffusione delle unioni miste.


Secondo l’Assessora della regione Veneto Elena Donazzan, candidata per FdI alle prossime Europee, “Culture così diverse ravvicinate possono rivelarsi un problema in un periodo caratterizzato da forte terrorismo. La colpa è la nostra, l’Italia si sta ‘scristianizzando'”. I matrimoni misti fra donne cattoliche e uomini musulmani possono essere un facilitatore delle infiltrazioni del terrorismo islamico. Purtroppo il matrimonio è anche una legalizzazione, un contratto sociale che dà molti diritti agli sposi. La nostra società può essere sicuramente multietnica, ma non multiculturale”.


Già in un articolo del 7 giugno 2017 il quotidiano “Libero” titolava: “Souad Sbai, perché le donne italiane non devono sposare i musulmani”. L’articolo, riprendendo i fatti di Londra, suggeriva alle donne europee di non sposare un musulmano. Come Aifcom avevamo partecipato alla campagna #hosposatounmusulmano, che aveva reso protagoniste molte donne e uomini uniti in un rapporto italo-musulmano. Lo avevamo fatto per lanciare un segnale forte, chiaro e deciso: le unioni miste sono una risorsa per questo Paese, non un vincolo. Rappresentano la concreta possibilità di sperimentare l’incontro con l’altro, di costruire ponti tra culture e religioni differenti.


Il razzismo istituzionale e politico da sempre strumentalizza le unioni miste, viste come il tallone di Achille della fortezza Europa. Tale razzismo non solo si basa su idee false, ma indebolisce il tentativo di costruire una società dove le differenze possano coesistere. Se sul piano legale questa battaglia è stata già vinta dai coniugi Loving il 12 giugno 1967, nel celebre caso giudiziario Loving contro Virginia, sul piano della psicologia collettiva c’è ancora molto da fare.

(Nela foto Mildred Delores Jeter e Richard Perry Loving)


Nessuna delle diverse configurazioni che il fenomeno migratorio assume catalizza le paure più recondite ed irrazionali come accade per le unioni miste, un fatto capace di innescare l’emergere delle difese dei gruppi sociali – in primis quello familiare – che temono di non veder mantenute nel tempo la propria integrità culturale e la propria “tradizione”. L’angoscia innescata da tale idea si traduce nelle paure di sottomissione e di contaminazione.


Notiamo, inoltre, che la rappresentazione dell’uomo musulmano sia oggi ostaggio di una specifica forma di razzializzazione che lo imprigiona in due possibili immaginari: l’uomo violento e possessivo nei confronti della compagna/moglie – intesta come mero oggetto e subordinata al suo volere – e l’uomo “islamico” (termine quanto mai errato e carico di istanze demagogiche), che usa il matrimonio per infiltrarsi nella società italiana e diffondere il radicalismo musulmano.


Come Aifcom diciamo chiaramente che le coppie e le famiglie miste in Italia non intendono retrocedere sul piano dei diritti, e ribadiamo a gran voce che esse rappresentano un laboratorio spontaneo in cui si pratica “l’arte della coesistenza”, i cui esiti possono essere diversi. Una quotidiana sperimentazione dell’incontro tra origini differenti che ne fanno degli esempi da osservare, supportare e, in qualche caso, persino da emulare.


Nella nostra ultima ricerca dal titolo “Io festeggio due volte. Le coppie e le famiglie miste in
Italia, tra legami, discriminazioni e risorse”
svolta insieme al Centro Studi “Confronti”, abbiamo incontrato numerosi esempi di unioni dove alcune tipologie di differenze – come quella religiosa – sono vissute come una grande risorsa che unisce e supporta la relazione di coppia e l’educazione dei figli.


Secondo il nostro studio, la dimensione interreligiosa non solo non rappresenta una minaccia,
ma ricopre un ruolo cruciale nella costruzione dell’armonia della coppia e della famiglia.

All’interno del nostro campione circa il 45% afferma di essere religioso. Per queste coppie la religione svolge un ruolo importante nella costruzione dell’armonia della coppia e della famiglia e le fedi religiose sono vissute come un supporto nella vita di coppia; anche i partner che non si dichiarano religiosi tendono comunque a condividere le festività religiose insieme al partner credente. In alcune relazioni, specialmente in quelle cristiano-musulmane, la differenza religiosa può essere vissuta nella sua pienezza spirituale. Gli aspetti dogmatici e precettistici restano sullo sfondo, e la coppia si incontra nella comune fede in un Dio; nel caso delle coppie cristiano-musulmane nel Dio di Abramo.


L’Assessora evidentemente sottovaluta proprio il valore della relazione nelle unioni miste
come bacino di incontro e di dialogo tra culture e religioni; ciò può proteggerci dalle anguste derive dei nuovi tribalismi globali, dove ogni comunità tende a crescere e a prosperare in modo isolato ed autoreferenziale. Invece, è proprio nella prossimità dell’incontro che possiamo costruire nuovi modelli di pace e convivenza.


Ancora una volta, allora, dobbiamo ribadire l’importanza di proteggere e valorizzare questo
tipo di unioni.
Pertanto, rinnoviamo l’invito a partecipare al “Loving day” 2024 – la giornata
internazionale delle coppie e delle famiglie miste
– che come ogni anno Aifcom festeggia insieme a tutte le unioni miste italiane. L’appuntamento è per il 12 giugno, la data in cui i coniugi Loving, con la loro vittoria, ponevano fine alle leggi contro la “mescolanza razziale” negli Stat Uniti d’America.

Ci auguriamo con la vostra partecipazione di poter davvero “festeggiare due volte!

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