È uscito il libro "Io festeggio due volte" la prima ricerca nazionale sulle "coppie e le famiglie miste"

Frutto della collaborazione tra il Centro Studi Confronti e l’Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste (Aifcom) il libro tratta di chi – coppie e famiglie miste, appunto – vive una realtà che rappresenta un vero e proprio laboratorio culturale dell’Italia di oggi. Questo mondo meritava uno studio scientifico che potesse raccontarlo!

Io Festeggio due Volte

La nostra pubblicazione si è posta come principale obiettivo la descrizione dello stato di salute generale di questa realtà sociale, scattando una prima fotografia di un “territorio” complesso, eterogeneo, multiforme. Il risultato è una mappa dedicata agli studiosi e a tutte quelle figure professionali che a vario titolo desiderano saperne di più. Lo studio si rivolge anche – e soprattutto – alle persone in unione mista, delle quali il report ha cercato di raccogliere le esperienze più significative.

Questa ricerca ha, infatti, raccolto il frutto dell’incontro delle coppie e delle famiglie miste in Italia: ciò che queste persone “fanno” con le differenze; come riescono a superare le divergenze; che significato danno alle differenze interculturali e al credo religioso; in che modo affrontano l’impatto del pregiudizio e della discriminazione, sollecitando al contempo un cambio di prospettiva negli attori che compartecipano alla loro realtà sociale.

Ulteriore obiettivo è stato quello di rappresentare le risorse e i vincoli delle esperienze delle persone incontrate, al fine di cogliere i bisogni specifici e, di conseguenza, avere informazioni precise su come orientare il cambiamento. Un cambiamento di mentalità, certamente, ma anche istituzionale: scuole, ospedali, agenzie del welfare, ecc... hanno il dovere di far maturare il proprio sguardo, aggiornando, implementando, e laddove non ci siano, creando idonee pratiche di inclusione (un tema, questo, ampiamente discusso nel report).

Indice Libro: Io Festeggio due Volte

Pertanto, sono state affrontate le seguenti tematiche

  • il dialogo nella coppia;
  • la relazione con le famiglie d’origine;
  • la costruzione delle differenze e il loro ruolo all’interno della relazione di coppia e nel rapporto con i figli;
  • genitorialità ed educazione dei figli;
  • la religione nella coppia e nella famiglia;
  • il supporto sociale: rapporti con le famiglie d’origine e la comunità sociale più ampia;
  • il razzismo e la discriminazione istituzionale esperiti da entrambi i partner e dai figli;
  • le differenze di genere e il loro intrecciarsi con gli altri livelli di differenza;
  • l’inclusione sociale e lavorativa del partner migrante;
  • gli aspetti legati alla discriminazione legislativa e gli aspetti giuridici.

Il report ha perseguito il desiderio di identificare il significato e le principali strategie di gestione delle differenze, sottolineando il potere creativo di questo tipo di unioni. Esperte e testimoni privilegiate del confronto interculturale e interreligioso, le coppie e le famiglie miste rappresentano un laboratorio spontaneo in cui si pratica “l’arte della coesistenza”, i cui esiti possono essere diversi. Una quotidiana sperimentazione dell’incontro tra origini differenti che ne fanno degli esempi da osservare, supportare e, in qualche caso, persino da emulare. Nella ricerca, infatti, abbiamo incontrato numerosi esempi di unioni dove alcune differenze ritenute classici esempi di potenziale fragilità – come la differenza religiosa – siano in realtà vissute come una grande risorsa che unisce e supporta la relazione di coppia e l’educazione dei figli.

Le unioni miste non sono necessariamente un indice di avvenuta integrazione, ma una realtà sociale che ci restituisce un osservatorio privilegiato per valutare lo stato di salute del dialogo interculturale e interreligioso in Italia. Esse sono sicuramente un esempio di incontro e di grande prossimità tra persone di differenze origine sociale, culturale, religiosa. Esse ci interrogano su quali forme di coesistenza delle differenze possono funzionare e quali no, indicando i limiti delle istituzioni e di un Paese che ancora manifesta diverse criticità nell’accogliere e nel sostenere questo tipo di realtà sociale. Il fatto che numerosi partner dello studio abbiano costruito una relazione profonda che si basa su delle qualità “universali” come la fiducia, il rispetto, l’attenzione e la cura, ci suggerisce che le differenze culturali e religiose - benché in qualche caso importanti - non siano delle costanti nella vita della coppia e della famiglia.

Leggi l’introduzione

Alcune testimonianze tratte dal report

Il fatto di crescere insieme con la mia partner, lungo gli anni. La possibilità di giocare con le lingue, passando da una all’altra, l’esercizio di apertura mentale che impariamo e trasmettiamo ai figli, conoscere e sperimentare un altro modo di fare famiglia nella coppia e nelle relazioni con la famiglia allargata.
(Risposta al questionario di un uomo italiano in relazione mista da 12 anni alla domanda “Quale significato dai alle differenze nella tua coppia e nella tua famiglia?”)


Al ristorante, in banca, alla posta, sui mezzi pubblici. Gli episodi che riguardano me sono soprattutto situazioni in cui vengo insultata perché ho scelto un marito nero, o commenti a sfondo sessuale. Gli episodi che riguardano mio marito sono insulti legati al colore della sua pelle o per la sua provenienza. Oppure discriminazione e trattamenti diversificati perché nero, perché non italiano. Per quanto riguarda mio figlio più grande ci sono stati alcuni episodi, in cui è stato insultato dai coetanei o escluso dai giochi per il colore della sua pelle.
(Partecipante donna, nata in Italia)


D1: Io c’è stato un periodo che non ritraducevo… Ciò che arrivava a me non arrivava a lui… Anche la parola che si usa per identificare, no (n-word)? Mia madre si ostina ad utilizzarla perché lei essendo degli anni Cinquanta… Quella parola negli anni Cinquanta si utilizzava e quindi continua a utilizzarla… E a me fa saltare i nervi… Poi adesso la storia continua… mio padre è morto, mia madre è venuta qui…
(Partecipante donna, nata in Italia)


Un giorno mia figlia aveva tre anni. Eravamo in bagno, a scuola ha capito che c’era qualcosa di diverso. «Ehi mamma, ma tu vieni da Capoverde e di che razza sei?». E io ho risposto: «Sono di razza nera». E in bagno mi ha chiesto anche: “E papà di che razza è?”. E io ho risposto: «Eh beh, papà è di razza bianca». E lei era piccolina, mi ha guardato e mi ha chiesto: «Io razza di che cosa?».
(Partecipante donna, nata a Capoverde)


Non ci raccontiamo quello che abbiamo fatto durante la giornata perché i nostri genitori, parlo di cultura, però… I nostri genitori ci hanno insegnato a non raccontare molto… Per loro questa è una persona che non riesce a tenere tanto i segreti… Magari di dire bugie, per loro…
(Partecipante donna, nata in Italia e partecipante uomo, nato in Senegal)


Il conflitto – ci abbiamo messo tanti anni per capirlo che era la comunicazione. Adesso dopo scontri pazzeschi, ho capito che è una questione araba perché ho guardato dei film e ho visto la dinamica. Questo era un grave problema per noi. Perché io ero già esplosiva di mio, lui peggio ancora, quindi invece di calmare, era il fuoco. Poi abbiamo capito che non ci capivamo bene bene. Adesso abbiamo preso l’abitudine di sederci
(Partecipante donna, nata in Italia e partecipante uomo nato in Egitto)


Il periodo più difficile, che lo considero più difficile, soprattutto per lei, è periodo di Ramadan […]. È più una cosa pratica quella di Ramadan, cioè più legata come dire alla… alla pratica quotidiana e soprattutto fino prima di avere I. come dire lavoravo tanto anche alla sera e quindi era… era un po’ faticoso da gestire. […] No, eh… Ramadan io lo trovo un periodo bello ma anche molto faticoso, perché cambia completamente il ritmo, e… però il mondo intorno a te non cambia il ritmo.
(Partecipante uomo, nato in Marocco)


Io credo che loro [le nostre figlie] percepiscano molto l’universalità del messaggio, anche perché anche a scuola lavorano molto su quello. Credo che magari più avanti vorranno approfondire un attimo la diversità tra le tre macro religioni però hanno capito che il centro è la presenza di Dio. Poi il resto verrà con la storia. [Mio figlio mi dice ] “Papà io quello che ho capito è che io adesso festeggio il doppio” [ride] … perché ovviamente adesso lui vede della religione la parte del divertimento.
(Partecipante donna, nata in Italia e partecipante uomo, nato in Egitto)


Il livello istituzionale ha deciso di mantenere l’immigrazione al livello di emergenza… Perché io sto in Italia da trent’anni e ancora si parla di confini e di come, diciamo, gestire i confini… E questo significa tenere l’immigrazione allo stato di emergenza… Comunque, voglio dire… Fare un percorso di integrazione è chiaro che comporta determinate scelte e qui diciamo che non sono state fatte… Cioè, il percorso di integrazione dell’immigrato dipende molto dall’immigrato e non dall’Istituzione… E quindi se, che ne so, andando a partire dalla scelta di come fare arrivare la gente nel proprio Paese… Cioè, se io vado all’ambasciata d’Italia in Albania, non mi dicono come andare regolarmente in Italia… Quindi per forza devo escogitare un modo per venire in Italia…
(Partecipante donna, nata in Albania).

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